Questa era veramente la festa del grano perche’ rappresentava la conclusione di un anno di fatiche, di attese e di speranze.
Per separare i chicchi del grano dalle altre parti della pianta era necessaria la trebbiatura che, in epoche passate, si eseguiva con il bastone “TREBBIO” (dal latino TRIBULUM).
Per svolgere questo importante lavoro si dovevano rispettare alcune regole:
a) si sceglieva il periodo di bel tempo
b) il grano doveva essere ben essiccato per facilitare la fuoriuscita de chicchi
c) si puliva bene l’aia
d) si copriva questa di sterco di mucca impastato con acqua che formava una soletta ben compatta, impedendo ai chicchi di penetrare e di disperdersi nel terreno.
e) si mettevano in cerchio i covoni con le spighe rivolte al centro.
A questo punto uomini e donne si disponevano nella giusta posizione e, comandati da una voce ritmata e altemata per evitare intralci, procedevano avanti e indietro per tutta l’aia battendo il grano con il trebbio (Galavia).
Dopo la battitura si separavano i chicchi dalla paglia adoperando il forcone in legno. La pula o loppa del grano veniva rimossa con il ventilabro, grossa pala larga e concava tutta in legno.
La trebbiatura, in tempi piu’ recenti, si faceva anche con il rullo cilindrico dentato in legno trainato da buoi o cavalli.
Il grano separato dalle impurita’ veniva lasciato per alcuni giomi sull’aia. Al mattino si provvedeva a spanderlo e due o tre volte al giorno si rimuoveva con rastrelli o con i piedi scalzi. La sera si ammucchiava e si copriva con teli di juta per ripararlo dall’umidita’ della notte.
Questo sistema di trebbiatura rimase in uso fino a quando le macchine sostituirono l’uomo nelle dure fatiche.