La lana era necessaria per confezionare gran parte dell’abbigliamento contadino e, se grezza, anche per riempire materassi e cuscini.
Di norma ogni famiglia allevava almeno una pecora che veniva tosata in autunno. Questo permetteva di lavorare la lana durante l’inverno, quando la pecora restava piu’ a lungo nella stalla.
Le famiglie che non possedevano pecore ne prendevano una in prestito dai pastori, la tosavano, la mantenevano per tutto l’inverno ed avevano anche, conforme il contratto, diritto di impossessarsi dell’agnellino partorito nel frattempo.
La lana tosata veniva lavata con acqua pura e non calda, altrimenti si infeltriva e non si poteva piu’ filare. La parte migliore era filata, l’altra usata come imbottitura che andava man mano sostituendo le foglie di granoturco o brattee usate per i pagliericci
Di solito si filava nella stalla, durante le veglie invernali. La nonna spesso teneva un piede sul pedale dell’arcolaio e l’altro sulla base della culla per farla dondolare, cantando una ninna nanna al nipotino.
Altre donne lavoravano ai ferri per confezionare maglioni, mutandoni, calze e solette. Gli uomini, stanchi del lavoro quotidiano, si riposavano sul pagliericcio.
Erano veramente i tempi in cui “Berta filava”